Un gruppo di tifosi dell’Ascoli si è introdotto nella notte tra domenica e lunedì sul campo di allenamento del club bianconero per lasciare una macabro avvertimento ai giocatori colpevoli, a loro modo di vedere, di scarso impegno. Undici croci sono state piantate in terra e uno striscione piuttosto eloquente è stato lasciato affisso al muro di cinta della struttura, “È finita la pazienza, o salvezza o violenza”, questa la frase che non lascia spazio a nessun tipo di interpretazione. A scatenare la frustrazione dei sostenitori piceni la sconfitta per 3-2 subita sabato contro il Brescia, l’ennesimo passo falso che ha catapultato la squadra al quartultimo posto in classifica.

Mancano due giornate alla fine del campionato e i marchigiani occupano la diciannovesima posizione, davanti a loro la Reggina che grazie alla vittoria contro il Cittadella si è portata a 5 lunghezze di distanza. La squadra allenata da Silva deve cercare assolutamente di centrare il bottino pieno nelle due sfide che rimangono in calendario, soltanto così sarebbe sicura di disputare i play out che terrebbero accese le speranze di mantenere la categoria, il regolamente prevede infatti che se tra la quintultima e la quartultima ci sono 5 o più punti di distacco allora non si disputerebbe lo spareggio con la formazione con la classifica peggiore direttamente retrocessa in Prima Divisione. L’ultima partita sarà contro una diretta concorrente come il Cittadella, ora avanti di 7 punti.

Sabato invece al Cino e Lillo Del Duca arriva la Ternana, i bianconeri sono reduci da sette sconfitte consecutive, l’ultima vittoria risale all’ormai lontano 28 marzo quando fu sconfitto il fanalino di coda Grosseto, un ulteriore passo falso potrebbe essere fatale. I tifosi del gruppo Ultras 1898 hanno diramato un comunicato con il quale chiamano a raccolta tutti i tifosi, chiedendo esplicitamente una presenza massiccia allo stadio per sostenere la squadra, le parole scelte sono durissime:

Vogliamo un ultimo ruggito. Ascoli è storicamente una città combattente che non può accettare di finire nel baratro con le mani in mano poiché l’onore non può essere perso.
Dobbiamo avere l’orgoglio di non sentirci rappresentati da nessuna resa incondizionata, sia essa della società, dei giocatori, dell’allenatore o di chi si definisce impropriamente “tifoso”. Il Piceno non può veder svanire una delle eccellenze del territorio senza aver dato battaglia. L’arrendismo, la rassegnazione e l’assenza di mordente non saranno tollerati da parte di nessuno. Il ruggito di Ascoli deve risuonare forte e riecheggiare fino a Terni.

Siamo un popolo capace di vincere ogni sfida ed è la storia che lo dice per noi. Negli anni scorsi abbiamo coniato un motto inciso su una maglietta che molti tengono gelosamente piegata nel proprio armadio. È ora di ritirarla fuori, indossarla, ma soprattutto incarnarla.

PIÙ DURA SARÀ LA BATTAGLIA, PIÙ GRANDE SARÀ LA VITTORIA!

Chi non raggiunge sabato lo stadio non è degno di essere chiamato ascolano.

IN DIECIMILA AL DEL DUCA PER SPINGERE L’ASCOLI VERSO LA SALVEZZA

Sarà quindi una settimana ad altissima tensione e l’episodio di questa notte non ha fatto altro che rendere il clima ancora più pesante. Non è la prima volta i tifosi fanno uso di avvertimenti così macabri, il primo caso si registrò nel 1992 e protagonisti furono i tifosi dell’Avellino che piantarono 16 croci sul campo degli irpini con tanto di data di fine campionato incisa. Nel 2008 il gesto fu emulato dai carraresi in seguito ad un derby perso con la Lucchese e sempre nel 2008 lo stesso tipo di avvertimento fu indirizzato ai giocatori del Modena colpevoli di aver perso in casa per 4-1 un derby con il Bologna.

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ultimo aggiornamento: 06-05-2013


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